martedì 21 agosto 2012

Gravellona Lomellina

Ritrovamenti archelogici fanno risalire i primi insediamenti nella zona alla tarda età del bronzo, contemporanea della cultura di Golasecca (ovvero pre-celtica).
Il toponimo potrebbe risalire agli etruschi, per via del suffisso "ona", o per il prefisso "grava" (ghiaiosa), inteso nel senso di greto alluvionale.
Sono presenti anche tracce di insediamenti abitativi risalenti all'VII secolo, ovvero all'epoca dei Celti, nell'età del ferro.
Ben visibile anche nella toponomastica è invece la presenza romana, testimoniata, tra l'altro, dalla scoperta di due sarcofagi. Secondo la tradizione locale, il cartaginese Annibale avrebbe sostato prima dello scontro vittorioso contro Scipione, padre di Publio Cornelio Scipione Africano nella famosa battaglia sul fiume Ticino in un accampamento tra Gravellona, Cassolnovo e Piccolini, (odierna frazione di Vigevano).
Numerose monete, risalenti perlopiù all'epoca imperiale (intorno al 20 a.C.), testimoniano la presenza di un insediamento stabile già nella prima età imperiale.

Nel 1152 il re Federico I detto Barbarossa confermò il possesso del feudo a Manfredo - Cavalcasella - della famiglia Barbavara. I Barbavara erano originari della Valsesia, e già feudatari (come risulta in un editto di Carlo Magno nel 811) di Pallanza e di altri paesi sul Lago Maggiore.
Caso raro di stabilità, la signoria dei Barbavara si prolungò per secoli, fino all'abolizione del feudalesimo (1797). Da loro prese nome la principale frazione del comune.
Gravellona passò sotto il controllo di Pavia probabilmente nel 1164, e nel 1250, nell'elenco delle terre pavesi, appare come Gravalona.
Nel 1532 Gravellona (che nel frattempo era ritornata al Contado di Novara) fu unita alla nuova provincia del Contado di Vigevano o Vigevanasco[7]. Nel 1543, con il Vigevanasco, fu assorbita dai domini dei Savoia, cui già dal 1707 apparteneva la Lomellina.
Nel 1818 il Vigevanasco fu riunito alla Lomellina, che nel 1859 entrò a far parte della provincia di Pavia. Pur essendo in provincia di Pavia, al confine della Diocesi di Vigevano, appartiene alla Diocesi di Novara.

parrocchiale intitolata alla Beata Vergine Assunta
 



lago Ceresio

Il lago di Lugano, altrimenti detto Ceresio, è un lago prealpino ramificato lungo il confine italo-svizzero. La divisione amministrativa è piuttosto complessa, estendendosi tra il Canton Ticino, la Provincia di Como e la Provincia di Varese. All'Italia appartiene la sezione nord-orientale (col paese di Porlezza e la Valsolda, entrambi in provincia di Como) e un tratto della costa sudoccidentale presso Porto Ceresio (in provincia di Varese). Particolare è la posizione di Campione d'Italia, storica enclave italiana circondata da territorio svizzero. Alla Svizzera appartiene invece la parte più estesa e centrale del bacino, con Lugano ed il centro di Morcote.
Il lago ha una superficie di 48,7 km², dei quali circa 18 km² pertinenti alla Repubblica italiana, e presenta una forma curiosamente intricata. Scavato entro la cerchia delle prealpi lombarde, richiama più o meno gli stessi paesaggi del Lario comasco, sebbene sia circa tre volte più piccolo. Le rive, ancora relativamente verdi nel settore settentrionale, risentono della massiccia presenza di edifici moderni, che hanno alterato l'antica tipologia costruttiva dei paesi.

Carona
il ramo meridionale



Bissone

Bissone




lago di Comabbio


Il lago di Comabbio è un lago di origine glaciale in Provincia di Varese. Si trova tra il lago Maggiore e il lago di Varese. Cinque sono i comuni che si affacciano sulle rive del lago: Ternate, Varano Borghi, Vergiate, Mercallo e Comabbio. Il lago ha una superficie di circa 3,4 chilometri quadrati ed una profondità massima di 7,7 metri. È lungo 3,6 e largo 1,4 chilometri, ha uno sviluppo costiero di 9 chilometri.




 

Castelseprio

Castelseprio sorse agli inizi del IV sec. d.C., a seguito delle invasione delle popolazioni barbariche (nel III secolo queste ultime avevano incominciato a varcare pesantemente i confini centro europei dell'Impero romano tanto che, nel 269, gli Alamanni erano giunti fino a Milano) come luogo militare posto lungo la via Como-Novaria a difesa dei confini (Iimes) al di qua delle Alpi. A questo periodo risalgono le tre torri ancora visibili, a livello delle fondamenta, sul pianoro del castrum.
Durante il regno dell'ostrogoto Teodorico furono costruite le mura difensive, che rinchiusero tutto il pianalto e si allungarono verso il fondo valle, costituendo il baluardo detto oggi Torba, e inoltre la casa-torre, la basilica di S. Giovanni Evangelista e il Battistero di S. Giovanni Battista.
In epoca longobarda (VI-VIII sec. d.C.), il castrum divenne il centro di un territorio molto vasto. A questo periodo risalgono alcuni ampliamenti della chiesa di S. Giovanni e molte case di abitazione nel castrum. Alla caduta del regno longobardo, alla fine dell'VIII sec., passò sotto la dominazione dei Franchi di Carlo Magno diventando centro della Contea del Seprio, costituitasi proprio in età carolingia.
La storia dell'antico insediamento, quindi, so svolge dal mondo tardo-antico alla fina dell'età comunale (XIII secolo) passando attraverso la dominazione dei Goti e le guerre goto-bizantine, il dominio longobardo (VI-VIII secolo) e l'età carolingi (fine VIII secolo…).
La fortificazione venne distrutta dopo anni di tentativi nella notte del 28 marzo 1287, qualche giorno dopo la Fiera dell'Annunziata, a conclusione della lotta per la conquista della Signoria di Milano tra le famiglie Della Torre (sconfitta) e la famiglia Visconti (vincente): vennero rasi al suolo gli edifici militari e civili. L'arcivescovo Ottone Visconti decretò che mai più si ricostruisse e si abitasse nell'antica roccaforte.
Il divieto, che sotto forma di giuramento veniva pronunciato dal capitano e poi dal vicario del Seprio fino al 1786, quando fu soppresso dall'Imperatore austriaco Giuseppe II, fu ampiamente rispettato.
Dalla distruzione vennero risparmiate solo le chiese con i loro edifici di servizio (case canonicali, ecc...) i cui resti sono visibili all'interno dell'attuale zona archeologica. Dopo di allora il luogo non fu più abitato se non dai religiosi. Fu abbandonato anche da questi ultimi alla fine del '500.

fonte: http://www.castelseprio.net


i basamenti del ponte di accesso alle fortificazioni
 
basilica di San Giovanni
Santa Maria foris portas

mercoledì 8 agosto 2012